Vie islamiche alla nonviolenza

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Con una limpidezza sorprendente Jawdat Said, noto pensatore siriano, offre una esegesi nonviolenta di alcuni passi del Corano e della tradizione islamica. E’ la dottrina del primo figlio di Adamo, Abele che dice a suo fratello Caino:

«E se stenderai la mano contro di me per uccidermi io non stenderò la mano su di te per ucciderti perché ho paura di Dio, il Signore dei mondi» (Cor. 5, 28)

Da qui Said inizia per lanciare un appello al rifiuto dell’uso della violenza, un appello rivolto in primo luogo ai musulmani, ma non solo anche ai cristiani e a tutti gli uomini.

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Descrizione

 Autore: Jawdat Said

Curatore: Naser Dumairieh

Prefazione: Adnane Mokrani

Traduzione dall’arabo e note: Paola Pizzi

Una sfida islamica alla violenza.

Said fonda il suo pensiero sull’idea dell’azione pacifica come unico mezzo per operare la transizione da una società basata sulla coercizione e sulla forza a una società basata sulla giustizia, sul diritto, sulla pace e sulla dignità umana. “La shari’a di Dio si realizza quando la giustizia si realizza”, afferma Said, per il quale la via da seguire è quella del ‘figlio buono’ di Adamo, che si è rifiutato di alzare la mano contro suo fratello. Questa è la via dei profeti, che hanno ripudiato la violenza pur di trasmettere, con la persuasione e senza coercizione, il messaggio di cambiamento affidato loro da Dio: “Deponete le armi, attendete alla Preghiera e fate l’Elemosina!”, si legge nel Corano.

Una forma di esegesi, quella di Said, che non lascia spazio ad altre letture: per il Gandhi dei musulmani la nonviolenza è l’unica opzione possibile.

Anche papa Francesco nella Evangelii Gaudium dichiara che “il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza”.

 ISBN 9788899720155

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