In onda sull’emittente della Cei venerdì 2 giugno alle 22.30, proiezione del film Dustur (in arabo «Costituzione»)
In carcere a lezione di Costituzione arabo-italiana
Attraverso un intenso lavoro di riprese video durato più di otto mesi nella biblioteca della Casa circondariale Dozza di Bologna, il regista romano Marco Santarelli, per la seconda volta (è del 2012 il docufilm Milleunanotte, girato all’interno del carcere bolognese), sceglie di narrare la sfida dell’integrazione culturale raccontando lo svolgimento di un corso scolastico sulla Costituzione italiana in dialogo con le primavere arabe e le tradizioni islamiche.
Nel 2015, nell’arco delle ventiquattro lezioni del corso «Diritti, doveri, solidarietà. La Costituzione italiana in dialogo con il patrimonio culturale arabo-islamico», il carcere di Bologna ha aperto le sue porte a insegnanti, professori universitari, mediatori culturali, imam ed esperti di cultura islamica che si siedono al fianco dei detenuti, per rileggere insieme i diritti e i doveri sanciti dalla Costituzione italiana. Fine ultimo del progetto: la formazione di un nutrito gruppo di «costituenti», circa una trentina, incaricati di stilare una personale stesura di una nuova «costituzione dei sogni», per immaginare di costruire una società ideale, più giusta e condivisa.
A coordinare il dibattito è Ignazio, un monaco della Piccola famiglia dell’Annunziata, da anni impegnato nel volontariato in carcere che conosce bene la lingua e il diritto islamico; coadiuvato da Yassine, un mediatore culturale attento e sensibile che rappresenta la comunità islamica di Bologna.
Protagonista principale del film «dall’esterno», per così dire, è Samad. Infatti il documentario, parallelamente alle lezioni per i detenuti all’interno del carcere, segue la storia di questo giovane marocchino di 26 anni, ex trafficante di droga che è passato per la Dozza ma ora è iscritto alla facoltà di legge dell’università di Bologna e si impegna per ricostruire una vita in Italia all’interno della legalità.
Un film che è sì un mosaico di voci, per la pluralità di punti di vista che emergono sulla scena, ma è anche un viaggio che comincia dentro e prosegue fuori dalle mura carcerarie, per concludersi poi in uno dei luoghi simbolo della Resistenza e della nostra Costituzione.
(di Caterina Bombarda)