Presentazione di Leila della tempesta di Ignazio De Francesco a Bergamo
(di Caterina Bombarda)
L’8 maggio scorso, ospite a Bergamo presso la Fondazione Serughetti Centro Studi e Documentazione La Porta, Ignazio De Francesco ha presentato il suo libro Leila della tempesta (Ed. Zikkaron, 2016). Attraverso la narrazione del suo impegno, oramai di anni, come volontario e mediatore culturale nella Casa circondariale Dozza di Bologna, Ignazio ha messo in luce quali sono le problematiche del carcere (come per esempio il rischio del radicalismo islamico) ma anche le “grandi opportunità” della detenzione come tempo e spazio per lo sviluppo di percorsi di accompagnamento individuale (colloqui personali) ed educativo (la scuola) delle persone detenute.
Quindi, da un lato, il carcere luogo di contatto e di elaborazione della cittadinanza – che si avvale sia del lavoro sulle costituzioni (il laboratorio: “Diritti, doveri, solidarietà” effettuato al carcere di Bologna nel 2015, documentato nel film Dustur, di Marco Santarelli), sia del lavoro sulle fonti culturali antiche dei paesi di provenienza degli stranieri detenuti. Dall’altro lato, ne consegue necessariamente, il carcere come anche “cortile” di incontro di culture diverse, ossia luogo di allargamento delle nostre visuali sul mondo, perché anche “l’islam è parte della nostro mondo, pezzo della nostra storia”.
Infine il carcere anche come luogo di scoperta di un mondo femminile: Leila è una detenuta tunisina giunta in Italia attraverso il mare e finita in carcere per commercio di stupefacenti. Intorno a lei si muove un coro di persone della stessa provenienza geografica, culturale e religiosa, che si confrontano su questi temi con un monaco cristiano che parla nella loro lingua e li stimola a riflettere sulle loro tradizioni e sull’incontro tra esse e quel testo fondativo della vita in Italia che è la Costituzione repubblicana.
Di tutto questo Ignazio ha riflettuto e si è confrontato, seduto a un tavolo di donne: Suhair El Qarra, attivista e ricercatrice specializzata in Affari Internazionali; Imane Barmaki, laureata in Economia all’Università Cattolica, lavora per il dipartimento di relazioni internazionali, e Paola Gandolfi, docente presso l’Università di Bergamo e ricercatrice in ambito pedagogico e antropologico nei contesti migratori contemporanei e nei paesi del Maghreb e del Medio Oriente.