Nel cimitero di Casaglia di Monte Sole il 29 settembre 1944 fu perpetrato l’eccidio di 84 persone, uno dei 115 che complessivamente vennero a formare la più grande strage nazista in Italia.
Il luogo è divenuto nei decenni simbolo della strage tra il Setta e il Reno (altrimenti conosciuta come “strage di Marzabotto”).
Diverse migliaia di persone, in maggioranza studenti, salgono su questi monti ogni anno per conoscere i tristi avvenimenti e per ricordare le vittime.
E’ anche noto perchè qui sono stati sepolti nel 1996 d. Giuseppe Dossetti e nel 1999 mons. Luciano Gherardi.
Il cimitero era però da anni pericolante in maniera anche pericolosa e diversi tentativi di rafforzamento dei muri sono stati compiuti senza successo.
La situazione ha così indotto l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale, in accordo con il Comune di Marzabotto, a promuovere un’azione di restauro e risanamento conservativo del cimitero di Casaglia. Il bando per la realizzazione del progetto è stato vinto dalla ditta Balestri s.r.l.
L’opera è iniziata nell’autunno scorso ed è terminata in tempi rapidissimi nella giornata di ieri 13 gennaio 2018.
Il restauro però non è consistito solo in un leggero intervento alle strutture: il cimitero è stato prima smontato pietra per pietra (poste poi numerate in sacchi) fino alla sua demolizione completa come si può osservare in questa foto a metà dei lavori.
Poi è stato ricostruito pietra su pietra, con un lavoro da certosino degli operai che hanno lavorato in qualsiasi condizione climatica, e ora compare al visitatore come appare nella seguente foto.
Il cimitero quindi appare nuovo e vecchio al contempo.
L’operazione costata relativamente poco considerata la mole del lavoro, cioè 240.000 euro, è stata finanziata dalla Repubblica Federale di Germania con il contributo del Comune di Marzabotto.
Certo va espresso ogni elogio agli operai e alla ditta che ha eseguito l’opera, ma si può pensare che essa aprirà nuovamente il capitolo del “come e cosa” conservare e “come e cosa” restaurare degli edifici che ricordano la strage tra il Setta e il Reno del ’44.
Sempre in località Casaglia la chiesa di Santa Maria Assunta, dove morirono d. Ubaldo Marchioni e altre tre persone, è crollata nei decenni per incuria ed è stata oggetto di recente di un lieve restauro promosso dalla Chiesa di Bologna con lo scopo solo di impedire la immediata caduta degli ultimi muri.
Ma se si escludono poche località, che si possono contare con le dita di una mano (Casaglia, San Martino, Caprara e Cerpiano), gli altri luoghi dell’eccidio sono totalmente abbandonati.
Il cimitero di Casaglia è quindi l’unico simbolo della stage che sopravviverà, nuovo e vecchio al contempo.